giovedì 30 maggio 2024

RUSTY BRASS – INCISIONI BARBARICHE (autoproduzione)

https://open.spotify.com/intl-it/album/43AWAyJfoQGbokM3TnbZxL?si=ax5iVbV_SQuqWlUFyaPB8A

 

 

Incisioni barbariche è l'esordio discografico dei Rusty Brass, formazione pan-bresciana forte di 3 trombe, 2 tromboni, bassotuba  e basso elettrico, batteria e percussioni.

L'inizio è travolgente, fedele al titolo: una primitiva nebbia sonora da cui si dipana, misterioso e carico di tensione, il canto di una tromba, che scatena l'orda barbarica; ma non è il momento del saccheggio o della battaglia, è la festa, è la danza, è la disco, è Longoparty.

La seconda traccia, Sagai, innesta su un inesorabile funk il testo programmatico - e labirintico: "È arrivato il momento in cui si canta/solo che non so di che parlare/ti dirò, la strumentale non mi stanca/e non ho voglia di cantare". Alla formazione di ottoni si affianca, in Marcia dei vinti, il suono del vibrafono di Olmo Chittò, che allaccia elegantemente le due parti del brano: una marcia dal carattere dimesso ed un reggae orientaleggiante che suona come una redenzione. È poi il turno di Andrew, rielaborazione in chiave New Orleans (con derive balcaniche) della celebre 'Andrea', fedele resa della parata di strada arricchita dal sax di Luca  Ceribelli e dalla batteria di Nanni Gaias. 

Pezzo X è l'introduzione cupa, monologante e teatrale della traccia seguente: Iron Rage, ruggito arrugginito che aggredisce l'ascoltatore e sgomenta tra rap, trombe mariachi, dialetto bresciano e strepiti barbarici. Subito dopo O.O, poesia luminosa che da un tema sereno e semplice culmina nel canto dell'intera band e torna dolcemente alla calma, dimostrando tutta la duttilità degli ottoni. 

La traccia seguente si apre con una descrizione d'altri tempi dei Rusty Brass, un manifesto a dire il vero un po' ingiallito del concerto che inizia subito dopo: Scherzo finito male. Ma la musica incalzante ed il ritmo sono interrotti da chi in strada pretende la quiete: 'Ma la volete finire? La piantate con quel megafono? Ma state ancora suonando?'. Chi avrà l'ultima parola?

Il disco si era aperto con la disco longobarda, e si chiude col funk bresciano (anche detto fànc, cioè fango) di Chei de là del fos (Quelli di là dal fosso: i rivali). Una sassaiola di note, nessun ferito, tutti ballano e rotolano nel funk, dimenticando i confini spazio-mentali che ci separano.


intervista 

Come definiresti con quattro aggettivi la tua/vostra musica? 

Barbarica: sia come forte impatto sonoro sia come contaminazione tra elementi diversi tra di loro; coinvolgente: cerchiamo la massima interazione col pubblico, facendolo cantare/ballare/battere le mani o anche semplicemente suonandogli in faccia; metamorfica: un brano può cambiare completamente mood e stile nel giro di un batter d’occhio; ma soprattutto Rustosa. 

 

Come è stato il percorso di produzione del disco? 

Non è stato semplice e lineare, essendo anche la nostra prima produzione di questo tipo, prima d’ora avevamo rilasciato soltanto alcuni brani singoli; i brani erano già in gran parte consolidati, li avevamo già suonati in giro parecchio prima di registrarli, poi in studio si è trattato di semplificare o arricchire qualche dettaglio; abbiamo definito la modalità di registrazione a sezioni (prima le percussioni, poi i tuba, poi i tromboni e poi le trombe) in un secondo momento, avendo constatato che registrando al gran completo veniva tutto più confuso; anche la nostra idea sarebbe di registrare i prossimi brani originali in versione live studio, tutti insieme e con poco editing; son passati parecchi mesi tra l’inizio delle registrazioni e il completamento dell’editing, però alla fine ce l’abbiamo fatta. 

 

Come definiresti il vostro genere? 

Non abbiamo un unico genere di riferimento: funk, balkan, New Orleans jazz, reggae, hip-hop, ska, latin, afrobeat, drum ‘n bass, classica, folk, ecc.. Il nostro genere è sostanzialmente la “Brass music”, ossia tutta la musica che si può fare coi nostri strumenti (ottoni e percussioni), senza limiti fisici e mentali di sorta, perché le differenze tra i diversi generi sono fatte proprio per essere superate. 

 

Quanto sono importanti i social per la tua musica? 

Più che mai oggigiorno i social sono un mezzo per mostrare un po’ di se stessi, chi si è, cosa si fa e cosa si pensa; neanche noi sfuggiamo a ciò, e infatti ultimamente stiamo puntando un po’ di più sui social (assumendo proprio dei social media manager che sono anche nostri amici) per promuoverci meglio, far sentire di più la nostra voce ed essere maggiormente in contatto con chi ci segue, per poter creare una base di affezionati; un effetto collaterale positivo dei social è che, taggando alcuni musicisti ben più famosi di noi, a volte inaspettatamente si ottengono approvazioni e anche ingaggi per delle tournée: in occasione dell’uscita di una nostra videoclip, Roy Paci ci aveva notato e ci aveva assunto per fargli da session band nel suo Remix Tour in giro per l’Italia e non solo. 

 

Qual è l’artista più sopravvalutato e quello più sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perché? 

Quello più sopravvalutato è senza dubbio la Rusty Brass Band; quello più sottovalutato... la Rusty Brass Band. 

 

Quanto pensi sia difficile uscire dal magma di produzioni e dischi che vomita fuori tutti i giorni Spotify? Il rischio secondo me è che alla gente non arrivino progetti importanti e che hanno qualcosa da dire e siano solo direzionati dagli algoritmi e dalle campagne sui social o robe simili… 

Le varie piattaforme di musica in streaming hanno democratizzato molto la pubblicazione e la fruizione della medesima, ma il lato negativo è che qualunque artista (chi più chi meno) si ritrova a essere “uno dei tanti” e per un ascoltatore medio è difficile riuscire a seguire e conoscere tutta la musica che viene prodotta; normalmente le brass band come la nostra non sono in tendenza, e non sono così tanti gli ascoltatori attivi che di per sé vanno a cercarle, quindi sì, da questo punto di vista è difficile emergere; infatti noi abbiamo puntato anche sulla promozione attiva del nostro album nelle radio, nelle riviste e nei blog specializzati, finora con buoni risultati. 

 

Se ti chiedessi quanta gente "mi porti" ad un tuo concerto, come reagiresti? 

Ti direi di guardare il nostro live di Festa Radio del 18 agosto 2023, ecco quello è il numero minimo di persone che portiamo ai nostri concerti; adesso scegli te se pagarci in cash o in fiducia (cit.)... 


Nessun commento:

Posta un commento